Il diamante maledetto dalla dea Sita
Tra le gemme più celebri e misteriose al mondo, il diamante Hope incarna l’essenza stessa della maledizione. La sua bellezza ipnotica, caratterizzata da un intenso colore blu zaffiro, cela una lunga scia di morte, rovina e disperazione. Ma è solo leggenda, o esiste davvero una forza occulta che perseguita chi osa possederlo?
Secondo la leggenda, l’origine del diamante Hope si colloca nel cuore dell’India, in un tempio sacro dedicato alla dea Sita, consorte del dio Rama nell’epopea del Ramayana. Sita è venerata come incarnazione della purezza, della fedeltà coniugale e della sofferenza redentrice. Alcuni racconti narrano che il diamante fosse incastonato nell’occhio di una statua della dea stessa, simbolo della sua potenza spirituale e del suo sguardo divino.
Quando il mercante francese Jean-Baptiste Tavernier lo rubò nel XVII secolo, si dice che la dea, oltraggiata da questo sacrilegio, scagliò una maledizione sul gioiello, condannando tutti i suoi futuri possessori a conoscere la sventura. L’atto di profanazione, infatti, venne interpretato come un’offesa diretta a una divinità protettrice del dharma, l’ordine cosmico.
Tavernier vendette il diamante al re Luigi XIV nel 1668. Il sovrano lo fece tagliare e incastonare, trasformandolo nel celebre “Bleu de France”. Ma fu davvero solo coincidenza che, dopo anni di gloria, il monarca conobbe una vecchiaia tormentata, segnata dalla morte prematura di figli e nipoti, dalla guerra, dalla povertà del popolo e da un regno sempre più isolato?
C'è chi suggerisce che la maledizione del diamante Hope abbia inferto un colpo anche al Re Sole, segnando il lento declino della sua dinastia. Il gioiello stesso scomparve durante la Rivoluzione francese, rubato nel caos del saccheggio dei beni reali.
La scia di tragedie: il prezzo della bellezza
Nel corso dei secoli, il diamante ricomparve e cambiò più volte proprietario. Divenne noto come “Hope Diamond” dopo essere stato acquistato dalla famiglia Hope in Inghilterra, e la sua fama come gioiello maledetto crebbe con ogni nuovo dramma che colpiva i suoi possessori:
- Simon Frankel, gioielliere newyorkese, vide la propria fortuna sgretolarsi rapidamente dopo l’acquisto.
- Il principe Ivan Kanitovski, secondo alcuni resoconti, fu assassinato dai rivoluzionari russi poco dopo averlo ricevuto.
- Evelyn Walsh McLean, lo acquistò nel 1911: poco dopo perse un figlio in un incidente d’auto, il marito finì in manicomio e l’altro figlio morì per overdose.
Ciascuna tragedia, seppur spiegabile razionalmente, finiva per rafforzare l’aura oscura che circondava il diamante.
La fine della maledizione?
Nel 1958, il diamante fu donato allo Smithsonian Institution di Washington, dove tuttora è esposto. Da allora, sembrerebbe che la sua maledizione si sia placata. O forse, semplicemente, ha smesso di colpire perché nessuno ne reclama più il possesso.
Il diamante Hope, con i suoi 45,52 carati di mistero, continua ad attirare studiosi, curiosi e amanti dell’occulto. È solo un’antica gemma dal passato burrascoso, o un vero e proprio strumento divino di vendetta? Nessuno può dirlo con certezza, nemmeno io.