Origini, mistero e tradizioni di un'antica festività

La Pasqua cristiana è una delle festività più importanti di questa religione. Ma c’è un aspetto poco conosciuto che da sempre affascina studiosi e appassionati di mistero e folklore: perché la Pasqua cambia data ogni anno?

In questo articolo cercherò di far luce sul quesito, esponendo l’antico metodo con cui si calcola la data della Pasqua, le sue origini e i legami con antiche tradizioni religiose e astronomiche.

Perché la Pasqua cristiana cambia data ogni anno?

La regola che stabilisce la data della Pasqua cristiana affonda le sue radici nel lontano passato e ha un legame diretto con i cicli della natura, della luna e con l’antico calendario ebraico.

La Pasqua cristiana cade la domenica successiva alla prima luna piena dopo l’equinozio di primavera (21 marzo).

Questo significa che:

  • Si prende come riferimento l’equinozio di primavera.
  • Si aspetta la prima luna piena successiva.
  • La prima domenica dopo quella luna piena è il giorno di Pasqua.

Un sistema che unisce calendario solare, calendario lunare e tradizione religiosa, alimentando un fascino senza tempo e ricordandoci che le antiche tradoizioni proponevano date ben studiate, non lasciavano nulla al caso, tutto doveva armonizzarsi con i cicli della natura e le leggi universali.

Origini e significato: tra fede, folklore e mistero

Il metodo di calcolo della Pasqua ha origini che risalgono alla Pasqua ebraica (Pesach), legata alla liberazione del popolo ebraico dall’Egitto e celebrata in corrispondenza della luna piena del mese di Nisan.

La Chiesa cristiana, nei primi secoli, volle mantenere un legame con questa festività, ma allo stesso tempo creare un proprio calendario liturgico, ricco di simboli e significati esoterici.

Questa commistione tra fasi lunari, solstizi e celebrazioni religiose ha alimentato per secoli il mistero attorno alla data della Pasqua, e forse è proprio ciò che si voleva ottenere.

Il Concilio di Nicea e il calcolo ufficiale della Pasqua

Nel 325 d.C., durante il Concilio di Nicea, venne stabilito che:

  • La Pasqua dovesse cadere sempre di domenica.
  • Non dovesse coincidere con la Pasqua ebraica.
  • Venisse calcolata tenendo conto della luna piena e dell’equinozio di primavera.

Per uniformare il calcolo tra le diverse comunità cristiane, vennero creati i computus paschalis: metodi astronomico-matematici che permettevano di stabilire la data della Pasqua con estrema precisione.

Un esempio perfetto di come antiche conoscenze, astronomia e fede si fondono in una tradizione che sfida i secoli e che, purtroppo, rischia di essere cambiata soo per accontentare le mode, le masse, i falsi problemi della società moderna schiava del consumismo.

Calendario gregoriano e calendario giuliano: perché la Pasqua ortodossa è diversa?

La Chiesa cattolica utilizza il calendario gregoriano (introdotto nel 1582), mentre la Chiesa ortodossa segue ancora il calendario giuliano.
Questo spiega perché la Pasqua ortodossa spesso non coincide con quella cattolica: i due calendari hanno una diversa gestione dei giorni e delle fasi lunari.

Il calendario giuliano è più antico: venne introdotto da Giulio Cesare nel 46 a.C.
Il calendario gregoriano è più recente: fu introdotto da Papa Gregorio XIII nel 1582 per correggere gli errori accumulati nel calendario giuliano.

Bisogna considerare che:

  • Il calendario giuliano è storicamente più antico, ma con il tempo accumulava errori nel calcolo dell'anno solare (circa 11 minuti all'anno in più). Questo portava a uno sfasamento delle stagioni rispetto alle date.
  • Il calendario gregoriano è considerato più "preciso" dal punto di vista astronomico, perché corregge questi errori e mantiene meglio l'equilibrio tra calendario e ciclo delle stagioni.

Anche questo aspetto contribuisce ad alimentare il fascino e il mistero della Pasqua, che ogni anno si presenta con date diverse e simbolismi legati alla rinascita, alla luce e al trionfo sulla morte.

Dietro una data che per molti appare casuale, si nasconde un mondo di simboli, antiche conoscenze e legami con la natura.
Questa è una tradizione da salvaguardare sia dal punto di vista teologico che antropologico.

MARIO CONTINO